Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Filippo Delmonte (del 06/03/2012 @ 10:53:13, in cronaca, linkato 2021 volte)
In Italia va di moda il vecchio che avanza e Parma non fa sconti. Alle prossime comunali ecco i due candidati simbolo del movimento: Ubaldi e Bernazzoli. Il primo è quello che voleva fare di Parma la grandeur, città da 400.000 abitanti e dunque cemento ed edifici da tutte le parti, dando vita a un disastro che poi si è compiuto definitivamente con l'arrivo di Vignali. Il secondo, Bernazzoli, è invece il presidente della provincia che da due legislature vegeta nella sua poltrona e ora dà l'attacco al Comune. Dando un'occhiata ai trascorsi e al programma attuale si nota come questi due personaggi faranno poco per la città che ora è nel baratro e tocca ai cittadini risanare i debiti. Nomi nuovi non ce ne sono, così come le idee che scarseggiano. Insomma si delinea una giunta dei soliti noti che sicuramente bene non farà a una città già in apnea. Non ci sono nuove idee, soltanto parole riviste. Nessun esempio concreto per il futuro della città. Nessuno parla delle perle che ha Parma: cultura ed enogastronomia in primis non vengono considerate come fonte di reddito primaria. L'Expo 2015 di Milano non viene neanche menzionato e pensare che siamo a un'ora dal capoluogo lombardo e cercare una collaborazione rappresenterebbe un'opportunità di rilievo. Qui bisogna rilanciare l'economia, i settori commerciali che negli anni hanno conosciuto la crisi, ma nulla. Ci sarebbe da studiare qualche misura nuova su trasporti e parcheggi. I soldi della metropolitana sono arrivati, ma nulla si è fatto. Per fortuna. Ma cercare qualche idea per snellire il traffico attraverso un mezzo pubblico meno invasivo sarebbe dovere primario. Vedremo che accadrà, intanto il Movimento 5 stelle sogna già i ballottaggi con la sicurezza di poter arrivare alla tornata finale.
 
Di Filippo Delmonte (del 07/11/2011 @ 00:32:54, in cronaca, linkato 1805 volte)
Il Motomondiale è finito nell'ormai classica tappa di chiusura: Valencia. Non c'è stata festa, nessun party post mondiale come da tradizione. Troppo grande il dolore per Simoncelli, ricordato con una parata mai vista e un minuto di casino, come aveva chiesto il papà, Paolo. Se ne va così il 201, in modo tragico. Passa in secondo piano tutto, il mondiale di Stoner, la sfiga di Valentino, tutto. Rimane il ricordo di un grande pilota caduto sul campo e l'addio alle corse di un mito di nome Loris Capirossi. Quanto gli è pesata quest'ultima gara dopo 22 anni. Aveva gli occhi lucidi prima del via e lo stesso a fine gara. La scomparsa di Simoncelli lo ha sconvolto profondamente e non è riuscito a godersi fino in fondo una giornata che per lui doveva essere di festa. È stato il primo prodigio dell'Italia a due ruote e ora passerà dall'altra parte del muretto box. Grazie Loris.
 
Di Filippo Delmonte (del 27/05/2009 @ 18:04:01, in cronaca, linkato 1844 volte)
È arrivato il temporale, cantavano i bambini all’asilo, e ci ha così salvato dall’eccessiva calura di questi giorni. La pioggia con tanto di vento forte ha spazzato via la cappa di smog e umidità, ma ha evidenziato l’ottimo stato delle strade cittadine. Via Volturno, dalla parte di Barriera Bixio, quindi all’inizio, si è trasformata in un fiume a cielo aperto quasi da ricordare la Saigon della guerra del Vietnam piena di acqua dovuta a fogne inesistenti in un’epoca ormai lontana. Il ducato di Maria Luigia invece fa pietà ai gironi nostri, oggi 27 maggio, nonostante si voglia ancora mettere in mostra la città modello. Si in Piazza Garibaldi dove ogni mattina e ogni notte vengono raccolti anche i mozziconi di sigaretta e innaffiati i fiori nell’eremo supremo del sindaco Vignali. E il resto della città? Allo sbando, con immondizie che restano per giorni e sporcizia sempre presente a fianco dei cassonetti, perchè oggi gli spazzini non scendono dal camion, tutto è automatizzato. E poi quando arriva la pioggia succede il delirio. Si possono percorrere i primi metri di Via Volturno in gondola stile Venezia, anziché in auto, un problema che ricorre da anni in modo grave, ma non come oggi che ha veramente del pazzesco. La mancata pulizia dei tombini, pieni di foglie secche e altro, sintomo di una città che cura tutto solo nelle zone calde, hanno così regalato un bel disastro ai condomini del numero civico 6 dove la discesa che porta ai garage ha preso le sembianze delle rapide della Dora Baltea. Chi ha l’acqua nel suo box o nella macchina a chi si deve rivolgere in questa città delle apparenze che al primo temporale si blocca? Un brutto sogno o l’ennesima prova che Parma ha davvero bisogno di un restauro a tutto tondo?
 
Di Filippo Delmonte (del 08/02/2009 @ 09:36:51, in cronaca, linkato 2018 volte)
Berlusconi si è sempre sentito un Dio in terra e ora più che mai questa sua discendenza diretta dal Padre Eterno lo porta al delirio totale. Farnetica e lancia messaggi terribili, provocatori andando a offendere chi soffre veramente della situazione della propria figlia, Eluana, e per un popolo italiano che deve sopportare un dittatore travestito da perbenista. La sua sete di potere lo ha innalzato all’eccesso e in questi giorni non se ne può più. Sindaca senza ragione su una situazione terribile e stringe di fatto l’occhio a chi in Italia comanda ancora, il Vaticano e i suoi vecchi abitanti, per raggiungere il cuore di quei bigotti che in futuro potranno ancora dargli la fiducia. È arrivato il momento di darci un taglio e rispettare la volontà di un padre che per 17 anni ogni giorni a entrare in ospedale a trovare la figlia ha vissuto un funerale. L’Italia da parte sua dovrebbe svegliarsi dal letargo e l’opinione pubblica tornare ad alzare la voce contro una classe politica sempre più disastrata che si perde in discorsi filosofici che non hanno senso anziché porre rimedio allo sfascio di una nazione sempre più proiettata verso il terzo mondo come cultura ed economia.
 
Di Filippo Delmonte (del 17/07/2008 @ 12:28:20, in cronaca, linkato 2297 volte)
Fallisce Guru, fallisce il modello fighetto parmigiano. Con l’arresto di Cambi, nell’aria già da qualche tempo, la bella Parma ritorna sui giornali in prima pagina. Dopo Tanzi e la Parmalat è la volta della margherita. Dimensioni più piccole quelle di Guru, ma ancora una volta il ducato va sott’acqua, insieme a milioni di euro sperperati o nascosti, questo sarà la magistratura a dirlo, ma intanto rimaniamo con 70 dipendenti dal futuro incerto in una città dove l’apparenza è quasi tutto. Un bravo ragazzo dicono di Cambi, pronto ad aiutare tutti e questo è vero viste le sponsorizzazioni elargite ai vari locali, bar di Parma. E la ricompensa qual è stata? Che il buon Matteo si è trovato solo in casa, drogato, con un’azienda in acque sempre più torbide e dunque viene spontaneo chiedersi perchè nessuno lo abbia aiutato. Gli amici o pseudo tali non sono stati in grado di stargli vicino in momenti sicuramente tragici e questo è lo specchio di un mondo dove i valori come l’amicizia siano andati a farsi fottere. Forse con qualche parola, senza guardare portafogli, macchine di lusso o ragazze da mille e una notte al buon Cambi una parola avrebbe fatto meglio. Però figlio di un’apparenza e di un agio che sulla carta fanno la differenza, si è trovato solo in un mare di squali pronti a mangiarti e succhiarti, solo come un cane pieno di droga e dunque pronto a fare a brandelli un impero arrivato troppo in fretta. Il che significa: ok l’idea e il guadagno improvviso, ma attenzione a non bruciarsi troppo in fretta. I soldi fanno anche questo. Intanto lui pagherà? Poco come Tanzi, i dipendenti invece si. Colpa di chi? Sicuramente del proprietario, ma anche chi con lui ha amministrato, l’epoca dei santi è finita, così come quello della Parma bene, quella ricca che fa sfoggio di macchine pagate con debiti e cambiali. L’aparenza trionfa e i valori affondano. Sarebbe ora di guardarsi e guardare dentro, prima che fuori.
 
Di Filippo Delmonte (del 23/04/2008 @ 19:43:18, in cronaca, linkato 1722 volte)
Alitalia sull’orlo della fine. Primo passo fallimentare del nuovo governo Berlusconi, ora tanti elettori rimpiangeranno la x sul simbolo del Pdl, e decisivo verso l’ulteriore esborso da parte del cittadino. Paghiamo noi per una compagnia statale fallimentare. Prima la Fiat, poi Alitalia, risultato immutato, chi paga siamo noi! Il nano di Arcore con le sue cordate, il sindacato con le sue richieste, hanno chiuso la porta ad Air France. Ora non resta che attendere, ma i 18000 lavoratori rischiano grosso. E da un certo punto di vista gli sta bene. Manifestazioni contro i francesi per via del loro piano industriale, ma si sa l’ignoranza è difficile da debellare e così ora si trovano tutti sulla gogna di una compagnia che ha sempre avuto manager incapaci e mangioni, lavoratori per lo più raccomandati da una e dall’altra sponda. Ebbene adesso si piange, si ha paura in una nazione incapace di avere aziende, di avere un’opinione pubblica cosciente e di avere un futuro. Il nuovo, anzi il vecchio che ritorna, darà sicuramente il colpo di grazia a un Paese in ginocchio, incapace di ribellarsi a una politica di serie Z, fatta di indagati, parassiti di un sistema malato e di una coscienza nazionale impalpabile. Stile italiano che pagheranno sempre i soliti, fino al momento in cui qualcosa cambierà, ma sarà dura cambiare se vediamo come ragionano i giovani e le famiglie. L’importante sono i soldi e basta in questa società e i risultati si vedono! Stiamo andando verso la fine, come accaduto in Sud America. L’ignoranza fa questi scherzi e gli italiani oltre a questo, non credono in nulla e sarà dura avanti senza idee e soltanto con il calcio e il grande fratello.
 
Di Filippo Delmonte (del 10/04/2008 @ 15:58:56, in cronaca, linkato 1670 volte)
La tragica scomparsa di Matteo Bagnaresi ha fatto tornare di moda l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, altro organo inutile di un’Italia che inventa posti di lavoro per amici. Tale istituzione ha vietato la trasferta dei parmigiani a Empoli per la gara di domenica prossima. Bene, anzi benissimo, ma ancora una volta andiamo ad agire dopo la tragedia e con metodi troppo soft. E’ ora di darci un taglio con questi divieti che nulla servono, bisogna combattere il male alla radice. Prendere lezioni dagli inglesi sarebbe troppo facile, meglio inventarsi norme assurde che a niente serviranno. Pardon sono servite dalle parole di Matarrese scritte su Repubblica di oggi. Altro personaggio dell’Italia che si ricicla senza cambiare, il presidente della Lega è soddisfatto del lavoro svolto che ha educato la gente, anche se lui medita e guarda ai contratti con le tv più che ai disastri dei tifosi. Forse pensa che i poveri Sandri e Bagnaresi, sfortunati nella circostanza, siano morti mentre giovavano a rubamazzo in autogrill. L’area di servizio è un territorio neutro, come si fa a dare la colpa al calcio o alle società che dovrebbero pagare la sicurezza, non i normali contribuenti che negli ultimi mesi devono avere paura a mettere un piede in un autogrill infestato da tifosi. Povera Italia, povero calcio per educarlo bisognerebbe stopparlo per tre mesi. Sarebbe uno specchio per curare le tante emorragie di un’Italia in fin di vita che promuove leggi tampone al posto di leggi vere e proprie in grado di punire gli idioti della domenica. Abbiamo la fortuna di avere pochi tifosi violenti al cospetto di quelli che erano gli holingan, ma non riusciamo a debellarli anche se qualche modo ci sarebbe a partire da controlli severi, ma anche lasciando agire la polizia per fare capire che la linea di confine non va oltrepassata come sempre accade da queste parti, ma va rispettata. Paesi anglosassoni docet!
 
Di Filippo Delmonte (del 07/02/2008 @ 14:15:18, in cronaca, linkato 1590 volte)
Mio figlio ha diciotto anni e vuole andare ad Amsterdam, recita una canzonetta dei tempi che furono, ma ancora di moda. La capitale olandese è un simbolo, un mito per i teen ager e anche per i più grandi: Una sorta di paese dei balocchi, un terreno fertile dove dare sfogo alle passioni recondite e fare ciò che in altri luoghi è proibito. Tutto ciò fa parte del bagaglio fascinoso che risponde ad Amsterdam. Una città anticonformista e diciamolo pure un esempio per tanti perché nella sua legalizzazione di droghe leggere e prostituzione, Amsterdam ha saputo innovare e ora rischia di invecchiare tutta di un colpo togliendo di fatto le vetrine e mandando in strada le prostitute così come accade nella becera Italia. Un bel passo indietro non c’è che dire. Le oasi di piacere, del divertimento puro, ma controllato, dei paesi nordici tra i quali rientra anche la Germania con i suoi bordelli a norma e l’ormai innovativa Spagna sono un esempio di modernità e di controllo del mestiere più antico del mondo, affrontato in maniera saggia, senza le sirene di una chiesa ipocrita come accade in Italia o di un popolo ottuso che vuole reprimere la passione sessuale abolendo di fatto le prestatrici di organi femminili in cambio di una somma di denaro. La puttana, la battona, come vogliamo chiamarla in termine dispregiativo e colorito, non andrà mai in pensione e mai scomparirà anche se ci si prova a vivere di questa utopia. Cercare amore, piacere è istinto umano e primordiale, per cui cerchiamo soltanto di renderlo agevole con posti adibiti, controlli e pagamento delle tasse, come accade, non si sa per quanto in Olanda. E proprio i Paesi Bassi con le vetrine sono stati un esempio da seguire, mentre ora sono loro che tornano indietro. Perchè lo fanno? Semplicemente per buon costume e combattere il riciclaggio di denaro dietro alle ragazze che animano la via e poi per rendere Amsterdam come le altri capitali, fatte di grandi hotel e ben nascoste le piaghe. Ma così facendo si abbellirà forse la città, ma verrà resa stereotipata, uguale alle altre, con meno bellezze e soprattutto un vecchio esempio di civiltà finito inghiottito dal business e le poveracce che continueranno a vendersi andranno nelle mani del racket, della criminalità dalla quale ora se non sfuggono devono pagare poco dazio, mentre in un futuro sarà come succede da noi, sfruttate e basta! Sarebbe meglio tornare alla vecchia Olanda, attenta a non farsi calpestare ed essere davanti agli altri in decisioni forti, cercando di tenere lontano la delinquenza e tassando come accade per gli altri lavori il mestiere più antico del mondo. Quindi, la fiaccolata che ci sarà stasera per salvaguardare le vetrine speriamo vada a buon fine. Le boutique e gli alberghi possono trovare posto in altre one di un centro storico bello e ricco non tanto di arte, ma di una mentalità aperta, cosmopolita e piena di una gioventù che non per forza deve essere bruciata e di ragazze belle e controllate, molto meglio di troie da strada lasciate a un destino negativo: Vanno salvaguardate, protette, così come chi decide di cercare un amore bugiardo per qualche minuto, fa parte dell’essere umano. Chiudere le vetrine è come avere chiuso le case chiuse o voler modificare la legge sull’aborto, fondamentale per evitare gravidanze indesiderate o problematiche. Simboli di un mondo che sta tornando indietro, regredendo davanti alle conquiste fatte con lotta e buon senso.
 
Di Filippo Delmonte (del 10/12/2007 @ 21:57:37, in cronaca, linkato 1376 volte)
Il dramma di Torino, la morte di operai causata da negligenze altrui, o per fatalità, è lo specchio di un’Italia che scende in campo nel momento della tragedia per poi dimenticarsene in fretta. E’ sempre stato così nel Bel Paese. Si critica, si scrivono pagine e pagine di articoli, denunce, a tragedia avvenuta. La parola prevenzione non esiste da queste parti, qui si preferisce piangere e parlare, piuttosto che fare quadrato e sistemare le cose. Forse ci sentiamo immortali, pensando che la fatalità accada a un altro, fatto sta che quando succede, tocca! E così si piange, si cerca di risolvere i problemi, e come sempre dopo le lacrime, il decongestionamento del post dramma, tutto ritorna in secondo piano. Il ministro Damiano manda gli ispettori, e in qualche modo hanno migliorato la vita lavorativa, ma ancora non è abbastanza. Bisogna fare il salto di qualità, che inesorabile si trasforma in salto di cultura. Una cultura ignorante quella italiana, fatta di egoismo e di poca lungimiranza. Nel paese dei balocchi, del genio, mancano le regole interiori, i famosi valori, e così ecco che tutto passa in secondo piano rispetto al denaro. L’euro, la banconota fa sognare e fa calpestare gli altri. Risultato una perdita repentina dei valori. E poi non chiediamoci perché si vedono certe cose tutti i giorni. In tutto questo i sindacati, i capi delle industrie non sono esenti da colpe. Il direttore dell’azienda, l’amministratore delegato, fanno gli interessi del gruppo, sbattendosene le palle se i sistemi non sono a norma, tanto loro non muoiono o si feriscono. L’importante è fare fatturato, tagliare e fare bella figura in sede di bilancio. Di questa bella mentalità del 2000 non fanno eccezione i mitici capi reparto. Solitamente sono mezze calzette, si direbbe a Parma, ai quali un aumento di stipendio ed essere parte di chi comanda, fa chiudere gli occhi, vedere il lavoro come il regno di Re Artù, entrando in una condizione mentale di quasi capo rampante, pronto a fare vedere il suo valore, sbattendosene dei propri operai. Un capo, quasi kapò, che si sente chissà cosa pur non essendo nessuno e che difficilmente farà ulteriore carriera. E poi viene la figura del sindacalista. L’ho sempre giudicato subdolo, fin dai tempi del mio impiego come operaio, quando ero un diciottenne appena uscito da scuola. Pronto a fare comizi, a consegnare dossier, il sindacato altro non può fare. Fa finta di lottare per il benessere della classe operaia, ma ben poco fa. Ceto in sede di trattativa quando ottiene dieci euro, lorde, al mese in più è bravo a passare da eroe. Quando succede la disgrazia, è pronto a consegnare dossier. Bella figura! Un opportunista verrebbe da dire. Perde le sue ore di lavoro per le sue riunioni, se è bravo, un giorno verrà promosso e così addio alle ideologie. I sindacati in Italia sono questo, una massa di persone che pensa ben poco ai colleghi, che predica bene e razzola male, contratti degli ultimi anni docet. Insomma un male dell’Italia, come tanti altri. Sarebbe ora di svegliarsi e tornare a lottare per qualcosa d’importante, prima la vita, poi il portafoglio e anche gli operai da parte loro dovrebbero denunciare eventuali problemi, come quello di Torino, senza piegarsi sempre a un potere sempre più forte solo perché nessuno protesta. Oltre ai tre giorni di lutto, sarebbe ora di denunciare, condannare chi ha colpa! Non ci sono solo i soldi, ci sono, anche e soprattutto dignità e la vita! E tornare un po’ indietro, qualche anno, quando ancora esistevano ideali in cui credere non sarebbe male, altrimenti sarà sempre peggio. Chi lavora rischia la pelle e chi comanda o parla a vanvera come i buoni sindacalisti, guardano e perdono la lacrimuccia del coccodrillo, per poi dimenticarsene in virtù della carriera e del denaro. Povera Italia! E non solo nel PIL.
 
I parmigiani non potranno più fermarsi dalla signorine di facili costumi parcheggiate sulla pubblica via. Il decoro di una città che maschera i suoi problemi sotto la solita coltre di perbenismo, ora scende in campo contro la prostituzione. E come lo fa? Dando multe agli avventori e alle venditrici di sesso spiccio. Insomma il Ducato continua la sua opera di rimpinguo delle casse comunicali punendo chi si ferma a chiedere quanto vuoi! Multe da 50 a 500 euro e attenzione portatevi la grana, altrimenti vi mandano il verbalino a casa con motivazione adeguata per non cadere nel tranello che l’ammenda venga ritirata dal giudice di pace perché viziata da motivi imprecisi. Così attenzione! Il vostro matrimonio potrebbe andare a rotoli. Parma si conferma così all’avanguardia del come spillare soldi ai contribuenti. Ed è questo che manda in bestia. Il finto perbenismo da due soldi di cacio. Fingono di preoccuparsi di una piaga sociale per ricavarne denaro. Nel Paese dove la Chiesa, il Vaticano, fa danni enormi, tra cui figura la voce ipocrisia al primo posto, non si astiene il comune di Parma che fa finta di combattere una crociata per poi utilizzare i denari per motivi spesso futili, come i fiori sul ponte di mezzo. Insomma la città del mascherato agio economico, ne subirà un’altra. Un tentativo per fare pubblicità, ma nel modo sbagliato. Se il sindaco vuole combattere la prostituzione, pensi a qualcosa di meglio. Perché non cercare una risposta corale al problema, aprire un dialogo con le altre città, non solo dell’Emilia Romagna, ma di tutta Italia, farsi promotore di qualche idea nuova e semmai già utilizzata dagli altri Paesi europei, non punire con semplici ammende o ricatti. Il problema è grave e merita di essere risolto, ma si sa in Italia tutto ha un prezzo, ma anche pagando non si risolve un bel niente. Sarebbe ora di guardare come funziona all’estero, Olanda, Spagna, Inghilterra per capire come agire. Il popolo a prostitute ci va, e ci va anche se è vietato e i vigili urbani, esempio di mal- servizio italico, nascondendosi nei cespugli e brillanti a uscirne fermano il malcapitato. Molta gente nel sesso a pagamento trova motivo di scappare dalla realtà quotidiana, fuggire da un disagio verso la donna nella forma del corteggiamento e trovando dunque più pagare una ragazza. E spesso ci va gente sposata e fidanzata per scappare dalla routine senza correre rischi di essere preso con un’altra e consumando così trenta minuti di sesso diverso, respirando un altro profumo e stringendo altra carne. Oppure persone con problemi, fisici o psicologici rifiutati trovano quel momento d’amore per sentirsi parte di una società che li ha rifiutati. Insomma i motivi per andare a cercare un amore bugiardo, o per una semplice scopata, come si definisce in gergo, sono molteplici. Da qui trovo assurdo proibire in modo così assurdo. Perché i nostri cari sindaci, le autorità non pensano in grande. Semmai aprendo le vetrine, riaprendo le case chiuse, club, con regole ferree, controlli per le ragazze, facendo pagare loro le tasse si combatterebbe il racket della prostituzione che mantiene milioni di delinquenti che sfruttano delle povere ragazze. Rendiamolo un lavoro, certo non molto blasonato, ma certamente più sicuro e meno umiliante per chi popola le strade e per i clienti, che volente o nolente sono gli unici che mai rinunceranno ad andare a cercare nuove emozioni e per questo non meritano condanne. Fare sesso non è reato se fatto nei luoghi appropriati. Ma in Italia, si scambia troppo facilmente il cittadino con un delinquente. E’ questo l’errore chi paga è spesso l’onesto, troppo poco il disonesto e anche per questo che extra comunitari, romeni ecc. fanno ciò che vogliono da noi. Glielo permettiamo! Quindi: Vignali, faccia in modo di dare un giro di vite che possa essere da esempio, non mutilare ancora le tasche dei parmigiani con assurde trovate che non portano a nulla di positivo. Combattiamo lo sfruttamento con metodi adeguati non con le solite multe facendo diventare il puttaniere un delinquente, così come accade ora per chi beve un bicchiere in più. E’ ora di darci un taglio con la facile pena, proviamo una volta per tutte a risolvere veramente i problemi lasciando da parte i facili discorsi e l’ipocrisia che contraddistingue un paese, una città, antiquato, ignorante, mai al passo con i tempi. I tempi scanditi dall’uomo e dal mondo.
 
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