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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Filippo Delmonte (del 30/03/2006 @ 14:23:38, in cronaca, linkato 9883 volte)
Parma la città dell’apparenza dove tutti splende, vedi la quantità di macchine di lusso appartenenti a gente che fa i debiti pur di apparire, sopra una coltre che racchiude i problemi di qualsiasi città nonostante i parmigiani pensino di vivere in un mondo dorato in un’isola felice dove benessere e brave persone la fanno da padroni. Invece il tranquillo agglomerato ducale è uguale al resto del mondo come provano i fatti. In un mese Parma è balzata agli onori di cronaca per due fatti allucinanti, terribili che hanno colpito il piccolo Tommaso, e la sua famiglia, con un rapimento dai contorni oscuri che non tolgono però la scena alla cattiveria dell’essere umano e ultimo il tragico omicidio di una giovane ragazza con una vita davanti e un povero tassista reo di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Episodi così gravi che di fatto tolgono l’aurea dell’infallibile Parma e di tutti coloro i quali credono che la città sia diversa dagli altri. Quando passeggi per il centro, vedi la vera verve ducale: una società per certi versi di casta dove sei qualcuno se conosci qualcuno importante, dove conti per quello che appari e non per ciò che sei. La tua etichetta è il vestito o la macchina di lusso, poi se mangi le cipolle per permetterti una super car pazienza, l’impornate è apparire. Tutti devono mostrare la ricchezza, una ricchezza che negli anni è venuta meno anche qui, dove prima fiorivano l’economia e aziende mondiali. Oggi non è più così, il vivere bene è rimasto, ma non quell’agio che vogliamo sempre mettere in mostra. Parma soffre dei mali di tutte le città italiane: pochi soldi, crisi e delinquenza dai numeri sempre più elevati. Il ducato non è più l’isola che non c’è e dunque sarebbe ora di smetterla con quell’aurea di omertà che serpeggia tra la gente, intenta a fare vedere ciò che non possiede e mostrare sempre il sorriso in ogni situazione. Non c’è nulla di male davanti alle debolezze, fa parte dell’essere umano, quindi basta con il dire a Parma non succede, come sovente si sente dalle interviste televisive! Siamo come gli altri, forte stiamo un po’ meglio ma è una differenza irrisoria! Basta con il dire ma qui va tutto bene, qui non possono rapire un bimbo innocente, cadere dalle nuvole quando accade l’imponderabile. Basta cercare di coprire i problemi per non apparire meno di un alto. Basta! Prendiamo coraggio cari parmigiani e forse qualcosa potremmo migliorare!
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Di Filippo Delmonte (del 29/03/2006 @ 11:57:19, in gare, linkato 1762 volte)
Guareschi continua a macinare avversari in sella alla sua Moto Guzzi. E’ cambiato il contesto, il continente, la pista, da Daytona a Misano, ma non il risultato. Il parmigiano impazza nella Bot senza temere avversari come ha confermato in riva all’Adriatico in occasione della prima prova stagionale del trofeo Supertwin. Un ritmo allucinante, imprendibile per gli avversari, che di fatto ha chiuso la gara dopo due giri quando Bartolini, secondo, il più veloce degli inseguitori ha perso contatto dalle ruote della moto numero 88 che come una furia ha macinato tempi record dal primo al dodicesimo e ultimo passaggio. Una prova di forza senza sbavature da parte del più giovane dei fratelli Guareschi che oltre alla vittoria ha brindato con pole position e giro veloce. Mica male per un pilota che si è presentato da solo sul tracciato romagnolo in compagnia di un amico e soprattutto dopo una notte insonne per mettere a punto la MSG 01 che gli ha prestato la Casa (la moto con cui ha trionfato a Daytona non è ancora rientrata ndr). Gianfranco in queste condizioni ha così sbaragliato la concorrenza composta da buoni piloti e moto ultra preparate. E soprattutto ha dato delle belle mazzate all’altra Guzzi al via quella guidata da Veghini, collaudatore Aprilia e pilota di buone capacità nel mondiale Endurance. Il team che ha fatto correre il veneto ha fatto le cose in grande avvalendosi dell’esperienza di un tecnico dal grande passato e presente in casa Guzzi, il bravo preparatore Ghezzi, che ha fatto un bel lavoro sulla MSG 01 del suo pilota, ma a nulla è servito tale sforzo visto che prendeva un secondo al giro! A fronte di ciò mi viene spontanea una domanda: perché la Casa dell’aquila non aiuta in modo concreto Guareschi fornendogli il meglio che ci possa essere in termini di tecnica? Certo è che Gianfranco e famiglia sanno lavorare sui bicilindrici di Mandello, il padre a Parma gestisce la concessionaria da decenni, ma una buona assistenza e pezzi performanti potrebbero fare comodo al parmigiano che non bisogna dimenticarlo ha vinto a Daytona facendo riscoprire così il made in Mandello del Lario. Insomma una piccola dimostrazione di riconoscenza non ci starebbe male anche perché intanto che il ferro è caldo, quello della comunicazione e dei risultati, andrebbe sfruttato fino in fondo con il pilota che ha riportato in auge un marchio glorioso ritornato alla ribalta su quella pista mitica fatta di muri e nutrice di una cassa di risonanza mondiale.
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Di Filippo Delmonte (del 14/03/2006 @ 11:53:30, in varie, linkato 1376 volte)
Si urla in televisione, si vendono numeri magici e si toglie il malocchio con un cospicuo e lauto compenso, poi in tribunale si passa per le vittime di una congiura e si accusa chi fa il proprio mestiere. Non ci siamo proprio, è la prima espressione che mi viene in mente, e mi riferisco al processo a Vanna Marchi e Stefania Nobile. La rossa Vanna, personaggio della televisione folklore, insieme alla figlia è dunque accusata di avere di avere truffato una serie impressionante di persone, forse credulone ma pur sempre fragili di fronte a malattie o malocchi, e fin qui ci siamo. Il processo si è protratto nel tempo dal 2001 quando fu Striscia la Notizia a mettere in piedi le prime indagini televisive sulle teleimbonitrici. Adesso siamo arrivati alla requisitoria, dove Stefania Nobile è stata quella presa di mira dal giudice, ma quello che mi ha sconcertato è l’intervista apparsa venerdì su Repubblica. La signora Nobile si dichiara innocente, anzi ha usato tono forti contro i giudici che l’hanno accusata e il pm non è andato leggero nella sua requisitoria, anzi ha usato un linguaggio forte e forse lo ha fatto con la voce e le corde vocali di tutti i testimoni che a loro tempo caddero nella rete delle Marchi. Ma quello che più mi lascia di stucco è che Stefania Nobile in attesa della sentenza finirà il suo libro sulle toghe sporche! Questo è il massimo a mio avviso, una giudicata che giudica chi fa il proprio mestiere. Certo è che anche in magistratura tutto non funzioni a dovere ma in tanti altri casi la giustizia fa il suo corso come mi pare di vedere. E tutto ciò può accadere solo in Italia, qui i giudici ormai sono nel mirino di tutti, tutti contro i giudici e via spariamo contro di loro! Per certi versi penso che alcuni possano essere rimproverati, ma che venga scritto un libro contro i magistrati da una persona che alla faccia della povera gente questo è troppo! Soprattutto se fosse vero che ci sono tre case editrici a pubblicare il suo scritto. Certo è che se ne venderebbero, ma questo è anche destabilizzante per il sistema perché se ci si può permettere di accusare si devono avere le prove e queste ci saranno? Mah! Sono sicuro del fatto che molti lo compreranno tanto gli italiani comprano tutto ciò che è televisivo, mentre comprano meno libri di buoni autori! Questa l’altra piaga dell’Italia! Si pubblicano spesso frivolezze e si lasciano da parte buoni autori!
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Di Filippo Delmonte (del 06/03/2006 @ 19:07:33, in superbike, linkato 1542 volte)
C’era una volta la Supersport, la categoria più equilibrata ed emozionante del panorama velocità. C’erano una volta 42 piloti racchiusi in 2 secondi e 7 e per una manciata di centesimi di rischiava di rimanere fuori dalla griglia di partenza della domenica. Questa era la Supersport! Dove è finita? Nel libro dei ricordi insieme all’equilibrio e alla spettacolarità che regalava. Da cinque anni, compreso l’inizio del 2006, abbiamo invece un team a farla da padrone, il Ten Kate, che ha portato al successo quattro piloti. Un cambiamento radicale quello della classe cadetta al quale è difficile dare una spiegazione. Dal 2003 le 600 iniziarono a uscire con l’iniezione elettronica e proprio da quell’anno la battaglia iniziò scemare, con la gialla Honda di Foret a condurre le danze per tutto il mondiale. Sarà una coincidenza? Questo non lo so, ma è comunque da dire che la tecnologia non si può fermare e dunque merito al team olandese che ha scavato un solco ancora incolmabile tra le proprie moto e quelle degli avversari. In più si sono anche accentuati i distacchi tra i buoni piloti e quelli meno veloci ma più dotati finanziariamente che ultimamente hanno tagliato le gambe a conduttori più forti ma meno ricchi! Chissà! A voi la parola…
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Di Filippo Delmonte (del 06/03/2006 @ 19:05:19, in varie, linkato 1351 volte)
La passione per la moto è sempre più dilagante, la voglia di velocità di divertirsi in sicurezza dentro a un circuito è un fenomeno che negli anni si è attestato su numeri sempre più alti, riempiendo ogni sorta di turno, di giornata di prove. E non sono solo i piloti o gli amatori che si dilettano in qualche trofeo a prendere d’assalto le piste italiane, ma si vedono sempre più spesso i semplici appassionati che utilizzano solitamente la moto per strada. Un fenomeno sempre più frequente che si va a scontrare con le difficoltà degli impianti a dare giornate di prove libere per colpa del rumore. La gente si lamenta a gran voce, urlano contro i maledetti tubi di scarico che vanno a inquinare la loro quiete. Ma si può dare? In Italia si! Si fanno crociate contro ogni cosa e soprattutto contro il nemico a due o quattro ruote, senza pensare l’utile che gli appassionati portano nei paesi che ospitano tracciati permanenti. Il problema non è da poco e qualcuno dirà, questo è uno di parte e non fa testo. Le moto e le macchine fanno casino e bisogna eliminarle, in più inquinano. Sarebbe una risposta sicuramente valida, ma voglio porre alcune considerazioni per cercare di spiegare una polemica che ha poco senso di esistere. Innanzitutto le piste portano soldi, e non pochi, a paesi o città. Nel 1985 l’Università di Parma fece uno studio sul paese di Varano de’ Melegari. Bene in quell’epoca l’indotto che il Riccardo Paletti portava al piccolo agglomerato urbano era quantificato in 5 miliardi di lire all’anno. Venti anni dopo, tale ricavo, come minimo sarà triplicato vista la quantità maggiore di utenti, di gare e di giornate aperte agli appassionati. Non male per un paese che conta 2000 anime. Diciamo che la pista è una fonte di ricchezza. Altro dato: a Monza si muovono verdi e cittadini contro uno dei teatri della velocità più belli e mitici della storia. Il motivo? Il rumore, l’inquinamento acustico. Ma si può? Monza è un proseguimento di Milano, per cui non è una zona tranquilla, al contrario è colma di smog e di baccano a ogni ora della giornata e così la gente si lamenta se girano moto o macchine per una giornata in più all’anno! In questo caso oltre a dimenticare il fardello di soldi che portano gli utenti del tracciato riusciamo a dimenticare anche l’immane chiasso che fanno auto e camion! In più le case sorgono come funghi al di la del muro di cinta del parco e della pista. Dietro Lesmo sono state costruite fior di case e si vuole la chiusura della pista. Ma chi lo ha ordinato di andare a vivere dietro a una curva di un autodromo? Nessuno penso io! Però diciamo che la terra può costare meno e dunque va bene alloggiare lì!E’ lo stesso discorso di coloro i quali sono andati a vivere di fianco al kartodromo di Parma o di quelli che vanno di fianco all’autostrada e pretendono vengano erette barriere anti rumore a spese della società autostrade! Siamo proprio in Italia, dove chi ha torto alla fine ha ragione! Bisognerebbe avere un po ‘di consapevolezza in più e non colpire sempre le piste che da che mondo e modo sono nate prima di tante case.
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Di Filippo Delmonte (del 06/03/2006 @ 11:56:19, in tv, linkato 1554 volte)
SOS reality Aiuto aiuto! I reality show impazzano sul piccolo schermo: case, fattorie, studi e isole sono gli scenari di questo fenomeno capace di strappare ascolti record. Non se ne può più! Siamo messi sempre peggio e sinceramente non c’è giorno che si trovi una nuova idea di reality e poi quanto reale? Questo non lo so, ma è il seguito di questi programmi che fa temere il peggio. Ormai nelle nostre case non entrano altro che partite di calcio e show di pessima caratura per una popolazione che si ciba di contenuti poveri. Poi quando cambi canale trovi qualche politico che sparla dello schieramento antagonista ma programmi per salvare, oppure raddrizzare una situazione terribile, il paese ben pochi. Ma torniamo ai reality. Qui è il gossip a farla da padrone. Mercoledì sera, ho fatto un po’ di zapping prima di attestarmi su l’Infedele, ottimo e interessante programma di cultura proposto da La Sette, e così sono passato attraverso le congiure della Fattoria. Una Barbara D’Urso in bella forma teneva a bada gli agguerriti ospiti. C’ è stato un siparietto simpatico durante il quale si facevano illazioni sulla veridicità del televoto: l’accusatore era il compagno di Randy Ingenman che sosteneva che la bellissima mora fosse stata estromessa dal gioco apposta e inoltre urlava a gran voce che il programma fosse tutto una finta piena di falsità con capro espiatorio il pubblico, reo di avere battuto le mani nonostante l’antipatia verso l’ex modella. Pronta la risposta della conduttrice a difendere la sua Fattoria, penso a ragione, e pronto l’applauso della folla presente in studio. Accuse e conseguente smentita, già vista, da quanto mi pare di avere capito, in occasione delle rimostranze poste dal marito di Angela Cavagna, in occasione dell’eliminazione di quest’ultima, hanno fatto poi spazio a due “contadini” che hanno utilizzato la Fattoria come luogo d’incontro e di conseguente infatuazione con annessi e connessi tra cui spicca un esame di gravidanza. Tutta questa sintesi per cosa l’ho scritta? Per un semplice motivo. Non ci resta che piangere o spegnere la televisione. Adesso pur di fare ascolti bisogna gridare allo scandalo interrogarsi sulle vicende amorose di qualcuno, come siamo scialbi, come è messo male il palinsesto televisivo! Ma alla fine non diamo soltanto la colpa alla tv, questa è colpa nostra che alimentiamo, con la nostra visione, programmi futili che ottengono successo rincorrendo notizie di importanza pari a zero. Saniamo le nostre menti e forse solo così riusciremo a ritrovare programmi televisivi di buona fattura.
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Di Filippo Delmonte (del 01/03/2006 @ 21:30:59, in superbike, linkato 1486 volte)
Anthony Gobert uno dei talenti più cristallini che abbia visto correre in moto, un portento, una forza della natura con la moto. E’ andato forte con tutto, dalla Superbike, dove ha lasciato un segno indelebile, alla 500 GP, ma è anche andato forte nell’uscire dal seminato in più di un’occasione. Sempre amante dei vizi, Go Show si è reso protagonista di episodi di cronaca extra sportiva che di fatto lo hanno allontanato dal mondo che lo ha reso celebre. Ma qui non facciamo moralismi, anche perché qualche vizio può essere un buon sale per la vita, ma quando uno dichiara, cito uno stralcio della sua intervista apparsa su Sport automoto:” …Sono solo stato sfortunato che l’antidoping sia stato introdotto dopo pochi anni che ho iniziato a correre”. Bene questo mi sembra troppo! Lo sport è giusto che rimanga pulito in un mondo sporco e i controlli fanno parte del gioco. Nessuno vieta di bere o fare quant’altro lontano dalle gare, ma arrivare all’appuntamento della domenica in buono stato penso sia fondamentale. Anche perché l’immagine in molti casi ne esce offuscata e mettendola giù in modo brutto, si può fare male agli avversari. Sbaglio? Non lo so! Lui alla fine è stato squalificato giustamente. E poi cosa vuole dire la sua frase? Fatemi divertire e chiudere la carriera e poi controllate? Questa non è sfortuna, questo vuole dire non rendersi conto dei propri errori. Semmai sfortunato è stato Haga che nel 2000 venne penalizzato per una sostanza utilizzata per dimagrire e non per andare più forte. Ah sia ben chiaro nessuna droga fa vincere le gare, al contrario in moto si deve essere nel pieno delle forze psicologiche! Caro Anthony questa volta hai toppato! E ti sei mangiato una carriera da numero 1.
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