Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L’uomo per vivere ha bisogno di miti, di eroi che si distinguono per imprese epiche che fanno sognare, immaginare. Una sorta di ottimismo pervade l’individuo che sogna di diventare anche per un minuto un eroe. Anni di dirette televisive, di motomondiale in tv, di interviste al dottor Costa hanno alimentato il mito del pilota, un grande uomo in grado di cavalcare il destriero d’acciaio come direbbe il filosofo dottor, anche in condizioni fisiche menomante.
Il pilota è così, si distingue dall’operaio perché la sua voglia di correre è superiore a ogni cosa, vuole correre, combattere animato da una passione quasi morbosa per le due ruote. E questo fattore aiuta, non poco, i medici nella terapia di recupero da somministrare e nel facilitare la figura mitica del pilota di moto.
A tutto c’è però un limite! A Misano Michele Pirro ha dato una botta degna di nota nelle prove del sabato. Non si è fratturato nulla, tante botte per fortuna, ma in compenso nel ruzzolone ha rotto due denti picchiando di conseguenza fortemente la testa. Questo però non ha preoccupato o fatto sorgere il minimo dubbio. Michele stoicamente è risalito in moto nel pomeriggio, ha abbassato il suo limite e si è guadagnato la pole position, ha ritirato la coppa e si è accomodato piuttosto mogio sulla sedia.
Domenica Pirro ha corso, e come ha corso, ha finito secondo dietro Pierino Corti e così ha ipotecato il titolo. Ha fatto quindici giri belli viste le condizioni fisiche e poi è arrivato il momento del podio.
Non riusciva a scendere dalla sua R1. Gli facevano male gambe e polso, era stremato. Subito ho pensato: è andato a cannone per una gara intera, ha tenuto testa a Corti e Dionisi che piano non vanno e ora fa la scenata napoletana per calamitare l’attenzione della gente, sminuendo di conseguenza il valore degli avversari e mettendo in pirmo piano la sua epica impresa, più volte sottolineata da Boris, lo speaker. Ha corso con due denti rotti, botte nel corpo, eccetera, mitico! E bravo a sceneggiare.
Quando è arrivato in zona podio mi sono invece reso conto di un’altra cosa. Questo ragazzo era veramente provato. Più che nel fisico nella testa. Totalmente assente. Quasi incapace di parlare, alzare lo sguardo. Ha difeso con i denti la leadership del campionato e mi chiedo come abbia fatto. Misteri della fede. Ma quello che mi ronza in testa è capire come mai nessuno lo abbia fermato. Certo i piloti vogliono correre e il loro desiderio è ancor più vivace quando sono in testa alla classifica, ma si può mettere davanti alla vita umana un numero 1 su una carena di vetroresina? Se Pirro anziché fare l’eroe di Misano avesse per un attimo perduto i sensi mentre era in moto e fosse caduto insieme a Corti e Dionisi e avesse di nuovo picchiato la testa cosa avremmo scritto? Ieri è andata bene! Ma non va sempre così e soprattutto i medici non hanno visto la situazione del ragazzo? Nessuno, nemmeno quelli del suo entourage, si è chiesto ma questo può correre?
In Inghilterra se fai la visita con il medico e dici ah mi fa male il polso, tu non parti. In Italia invece parti anche in condizioni critiche. L’assenza della Clinica Mobile si è sentita nel CIV, ma soprattutto si è sentita la mancanza di uno stop. Abbiamo trovato l’eroe di giornata e tutti sono contenti, ma che fortuna! Pensate se andava diversamente!
Due anni fa il mio caro amico Alessio Corradi cadde nei test a Brno, picchiò la testa. Due settimane di stop e niente gara di Misano. Pirro invece cade sul curvone e nessuno dice niente. Sfortunatamente la testa può andare in tilt in qualsiasi momento e dunque il rischio è sempre alto.
Smettiamo di dire eroi e diciamo incoscienti e soprattutto non controllati. I piloti sono sempre più gladiatori e questo sinceramente mi fa schifo! Si parla di sicurezza e questa sarebbe sicurezza?
Gli italiani non li vogliamo, sembrano dire i tema manager stranieri. E provate a dire il contrario. Mister Stiggy, ricordato per moto buone, ma soprattutto per la bella fidanzata, non vuole nemmeno sentire parlare di ragazzi del nostro paese. Quasi avessero il vaiolo. Ma sfortunatamente non è l’unico, come lui la pensano Ten Kate e la Yamaha Germany, scusate Motor Europe. Così i nostri bei talenti rimangono in cantina, in naftalina. Vedi Claudio Corti, Matteo Baiocco, Davide Giugliano, Massimo Roccoli e fino a ieri Michel Fabrizio, per fortuna sua è arrivata la Ducati.
Perché succede questo? Difficile da capire visto che i nostri sono sicuramente dei bei talenti e siamo senza dubbio la nazione che ne sforna di più, ma spesso rimaniamo al palo perché nessuno li vuole, tranne i team italiani. Gli italici della manetta sono quindi messi da parte, per molti non sono professionali come gli stranieri, sono più fighetti, si lamentano e sono perfezionisti, si dice in giro. E forse hanno alle spalle famiglie che spaccano gli equilibri nelle squadre. Tutto vero si potrebbe dire, ma sarebbe ora di provare a invertire questa tendenza. Primo, i piloti dovrebbero dare segni di maggior responsabilità, i famigliari restarsene a casa e i dirigenti delle filiali italiani dei marchi giapponesi provare a fare pesare maggiormente le capacità dei nostri, cercando di mediare in certe situazioni e perché no credere maggiormente nei ragazzi sui quali si è deciso di investire. Se non si crede è difficile convincere gli altri! Meditate gente, meditate.
A tutto questo si uniscono altri due argomenti che potrebbero allacciarsi o meno alla situazione.
Yamaha Germany: A giudicare da quanto si vede ed emerge dalle ultime scelte di mercato, il team ormai controllato a tempo pieno dall’Olanda, pensa a dare gli ultimi contributi della pensione a piloti glosiriosi. Prima Curtain, bravo si ma non in grado di vincere un mondiale, poi Foret. Il galletto francese il gas lo dà a due mani, può rappresentare una certezza per il prossimo mondiale, ma è altrettanto vero che le primavere passano e se il buon Fabien troverà giovanotti desiderosi di vincere, vedi Rea, non sarà certo facile. Quindi perché non tentare una carta diversa, semmai un giovane in orbita Yamaha come Corti o Roccoli? E poi Broc Parkes. L’australiano con la faccia da pugile negli anni è un po’ maturato, meno violento, ma ugualmente inconsistente. Quando è in giornata va forte, ma quanti errori! Come si fa a continuare ad avere fiducia in un pilota che nonostante abbia guidato le migliori moto, Honda Ten Kate e R6 non ha mai vinto e nemmeno sfiorato un mondiale. Misteri della fede e soprattutto della carta d’identità. Quindi italiani provate a prendere passaporto australiano.
Infine Casa Honda. Sono appassionati nella filiale europea, ma a giudicare da come vanno le cose e le trattative sembra proprio che tra vecchio continente e Giappone lo scambio di informazioni sia ben difficile. E così ecco che prima Vermeullen, poi Toseland se ne vanno e si aggiunge anche Fabrizio. Motivo? Tante promesse e poi nulla. Niente. Le richieste non vengono esaudite e appare dunque chiaro che ai giapponesi interessi solo dei suoi piloti diretti come Rea che rimane in orbita Honda, mentre per gli altri pazienza. Li hanno messi una tantum sulla MotoGp (Tosleand escluso) i ragazzi hanno fatto vedere di saperci fare, ma nulla da fare il trattamento di fine rapporto era ormai pronto. E quindi che dire? Forse sarebbe meglio essere un po’ più uniti e a Tokyo farebbero bene a fare qualcosa, altrimenti la luce sarà sempre più fioca anche nelle derivate di serie.
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