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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Filippo Delmonte (del 27/02/2007 @ 22:07:16, in superbike, linkato 1483 volte)
La pantera sul casco di Max Biaggi è tornata dopo anni di lontananza. Un simbolo che significa ritorno al passato in tutto e quasi per tutto. Ora lei, la pantera, è stilizzata e così porta con sè alcuni aspetti diversi e migliori: carattere malleabile, grinta da vendere, capace incantare dal primo all’ultimo metro di gara e stupire in continuazione. Il Biaggi visto in Qatar sembra, logicamente in forma ben diversa, ma non nella sostanza il pilota che nel 1992 con l’Aprilia del team Valesi aveva fatto intendere un carattere e una manetta da fuoriclasse, pronto al contatto fisico pur di primeggiare come accaduto con Chili al Mugello o due anni dopo a Hockenheim con Romboni. Il corsaro della Suzuki Alstare nel Golfo Persico ha dato via spallate con Toseland, non siè lamentato, anzi ha elogiato i suoi ragazzi e ha dato spettacolo. Uno spettacolo straordinario per chi lo ha visto in tv, magico per chi lo ha visto dal vivo. Due manche perfette dove la sua guida sembrava non pesare su nessun organo meccanico, quasi la sua moto fosse telecomandata la spingeva dove voleva e in che modo. La prima gara è stata un capolavoro, la seconda è mancato quel pizzico per battere anche Toseland ma nel complesso è stato a dir poco strepitoso. Gara1 si può definire il capolavoro che faceva già nel tempo dei Gp: subito forte, ragioniere a metà gara in quanto non riusciva a scappare e poi gli ultimi quattro giri in passerella. Uno spettacolo! Gara 2 invece è stata fatta altrettanto bene ma la rimonta e una piccola sbavatura gli hanno fatto perdere una possibile doppietta. Ma a noi va bene così. TOSELAND: Lo scorso anno le sue virgole nere sull’asfalto non si contavano. Quest’anno la sua Honda ha fatto un passo avanti nell’elettronica e James guida più pulito. Peccato per lo spettacolo, ma in quanto a doti rimangono, anzi aumentano a vista d’occhio. E’ stato l’unico a tenere il passo inferocito di Biaggi e lo ha pure pettinato! Una manetta dal polso grande! La conferma di un talento sbocciato e intrattenibile per gli avversari. Ha fatto sua una gara esemplare, condotta dall’inizio alla fine. Non ci sono parole per descriverlo. Unico. LANZI: Lorenzo è tornato a essere quello che conoscevamo. Un grande interprete della scuola italiana. Ha messo alle spalle un 2006 pieno di disgrazie e sfortune, ha trovato una gomma che si adatta al suo stile di guida ed è volato in prima manche. Un recupero forsennato e poi un podio magistrale sono i sapori essenziali della sua giornata su di una pista che lo ha esaltato appieno. Peccato per gara2 ma per la Ducati non era facile la pista di Losail dove non ha mai brillato come su altri tracciati. BAYLISS: Il campione ha preso paga, ma ha raccolto quello che poteva. Un po’ in ombra rispetto a test in gara non era a posto e si è visto. Domenica tornerà a ruggire sulla sua pista. Un sabato no ci può stare per tutti a maggior ragione per lui che ha volato fino a ieri. YAMAHA: Il progetto R1 va a gonfie vele e i ragazzi del team italiano hanno fatto cose alla grande e sono stati premiati da un CORSER superlativo bravo a salire sul podio in gara1. Problemi di gomme nella prima manche e poi sul podio. Da dire che la R1 non è ancora a posto sulla lunga distanza, sul giro non ci sono problemi. La strada imboccata è quella giusta e dunque non resta che attendere un attimo per questa nuova moto che già fa paura. KAWASAKI: La verdona non è ancora al pari della concorrenza, NIETO però la fa volare oltre possibilità. Bravissimo nella manche di chiusura, sfortunato in apertura nell’essere vicino a un Laconi sempre più in ombra. Nieto da parte sua ha salvato capra e cavoli e il team PSG1 dall’Europa, a vedere dal lavoro che stanno svolgendo, sarà al pari degli avversari. Un rodaggio già positivo. FABRIZIO: Michel, non mi stancherò mai di dirlo è un talento. Va forte e non si tira mai indietro. Peccato che la sua moto non lo assecondi ancora perché altrimenti avrebbe raccolto molto di più, prova ne è la seconda manche di sabato. Ha lottato fino a quando la gomma non ha girato sul cerchio e lo ha rallentato ancor di più. In apertura è invece stato scaraventato a terra subito. Insomma una gara sfortunata, ma il talento del mago è uscito ugualmente alla grande. POLITA: Che bel debutto Alex! A punti in entrambe le frazioni con una bella condotta di gara, nell’ultima gara ha tenuto il passo di Muggeridge facendo vedere grandi cose. Il suo risultato va tenuto in debita considerazione. Il campione della Stock 1000 non aveva mai preso parte a due gare così lunghe e in seconda manche ha accusato un calo psicologico. Ero andato in tilt, per fortuna ero in bagarre con Muggeridge, perché altrimenti era dura. Ha detto Alex alla sera. La sua dichiarazione, fa capire quanto sia dura arrivare in una categoria difficile come la Superbike e come sia dura per i ragazzi che arrivano dalle altre categorie abituarsi ai ritmi frenetici della classe regina. Alex però ne è uscito a testa alta e dall’Europa sarà sempre più avanti dopo due gare di rodaggio. Diabolik è sempre più Diabolik. TEAM PEDERCINI: La Ducati 999 del team mantovano va forte a cannone. 310 km/h non male. Un bel premio al lavoro di Donato e dei suoi ragazzi che anche con budget non faraonici riescono a mettersi sempre in mostra. Peccato per Ellison che è stato un po’ sfortunato, altrimenti avrebbe regalato anche la gioia della zona punti al team. Nel complesso però l’inglese ha svolto una buona tre giorni. VOTO 0 A colui il quale fa pagelle (su internet) spregiudicate senza idea. Domanda! Come si fa a dare un voto a piloti o team basandosi solo sulle immagini televisive? Già non amo le pagelle in genere, ma farle senza sapere nulla, no questo è troppo! Prima di dare una parvenza di professionalità e snocciolare pareri è meglio farsi vedere sul campo e capire come vanno realmente le cose, non regalare voti belli in puro stile bar sport.
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Di Filippo Delmonte (del 26/02/2007 @ 17:51:35, in superbike, linkato 1460 volte)
Il re è caduto. Seb Charpentier quest’ anno dovrà tenere bene in considerazione lo scomodo compagno Sofuoglu. Il turco va come un treno, questo già lo sapevamo, ed è pure migliorato parecchio. Sa attaccare al momento giusto, respingere i rivali e accelerare il passo quando vuole. Una gara magnifica la sua vinta con maestria. Charpentier: Ha tenuto la ruota del compagno e lo ha fatto bene fino all’ultimo passaggio, quando è andato in terra. Un errore forse accidentale, ma che la dice lunga sulla competitività della Supersport quest’anno. Anche per il re sarà difficile. Curtain: Ha voluto mettere le cose in chiaro fin dalle prove. Quest’anno vuole lottare, ma in gara non ha avuto scampo. Ha corso bene e la sua R6 è un bel missilino, ma la Honda Ten Kate rimane un passo sopra. Sarà dura anche nel 2007, ma le motivazioni dell’australiano dopo l’imperdonabile epilogo di Magny Cours sono in evidente crescita. Fujiwara: Un bel podio dopo due giorni positivi. Il giapponese sulla pista che lo scorso anno lo aveva vista andare a terra è andato forte e sembra ripreso dagli infortuni. Il team Althea da parte sua gli ha confezionato un bel mezzo e Fuji è tornato a volare. Roccoli e Nannelli: Bella gara per i due italiani. Partiti bene hanno resistito davanti nonostante qualche problema e due moto non ancora perfette ma hanno fatto vedere ottime cose finendo settimo e ottavo. Bravi! Vizziello: Gianluca ha sbagliato le gomme e solo da metà gara è andato forte, Troppo tardi per poter agganciare una posizione migliore. La sua moto va già forte, ma mancano ancora tanti pezzi (il kit YEC non è ancora arrivato in modo completo) per vederla al massimo. Il giovedì è caduto sull’olio di Talmacsi e il suo week end è iniziato in salita, poi per la gara ha optato per un pneumatico troppo duro. Il team RG da parte sua ha lavorato alla grande e dunque dall’Australia sarà pronto il riscatto. Foret: Ha portato la Kawasaki vicino al podio. Non male per una moto nuova. Come sempre si è dimostrato un bel mastino che nemmeno una scivolata nel warm up lo ha scalfito. Ha corso una gara maiuscola, lottando con il forte Harms, e merita tante attenzioni. Giugliano: il pilota del Lightspeed si è un po’ perduto in gara, ma è stato ugualmente bravo. Non è facile debuttare in Supersport quest’anno e andare subito forte nonostante una moto non ancora al massimo. Il ragazzo ha stoffa e crescerà.
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Di Filippo Delmonte (del 10/02/2007 @ 18:45:21, in varie, linkato 1508 volte)
Un male di Palermo? Il traffico! Diceva uno dei protagonisti del film Jonny Stecchino, di Benigni. E così questa ironica scenetta che voleva fare conoscere in modo simpatico l’omertà e il non voler dire la verità la possiamo applicare al motociclismo. Come scrive su Motolaggy l’amico e stimatissimo Max Regazzi tutti si lamentano, ma nessuno lancia la polemica pubblicamente oppure cerca il dialogo vero per risolvere o almeno mettere in piazza i problemi che animano il nostro sport. Io personalmente in questo periodo mi arrabbio per non dire m’ inc… con i promotori degli eventi internazionali che decidono la lista dei piloti scelti per il motomondiale o la superbike, tralasciando alcuni aspetti fondamentali che di fatto mandano in pensione ragazzi giovani che hanno avuto solo una possibilità e non due che è il minimo sindacale per vedere se un pilota promette oppure no. Come si fa a dare solo una possibilità? Ditemelo voi! Facciamo due esempi per vedere di parlare chiaramente e capirci. Roberto Tamburini ha quindici anni. Un passato glorioso in mini moto dove ha vinto tutto quello che c’era da vincere e poi via verso la Spagna grazie a manager che hanno creduto nell’investimento e che lo hanno allevato nella splendida Penisola Iberica dove il ragazzo è cresciuto, ha dato gas e ha portato a casa risultati che di fatto hanno garantito e promesso un futuro da grande. Così viene schierato nel Motomondiale 2006 in sella all’Aprilia di Matteoni. Da qui la discesa. Un problema fisico lo frena. Roberto non sta bene e per metà stagione combatte con un’acne acuta che gli regala solo fastidi e non gli consente di poter correre in forma. Il suo primo anno di mondiale inizia solo nella seconda parte del 2006. Ma è tardi. I risultati latitano, gli stimoli calano e l’energia è spesa per curarsi. Morale: si accomodi fuori, arrivederci e grazie. Nessuno lo cerca, nessuno lo vuole. Ma è possibile? A quindici anni già disoccupato. Nessuno è pronto a dargli una chance e chi lo segue non cava un ragno dal buco in una situazione€ delicata. E si che viene seguito da personaggi di spessore. Da qui la domanda sorge spontanea, direbbe Lubrano, ma è possibile che un pilota non sappia più andare in moto? No diremmo con un pizzico di amor proprio e invece la risposta è si! Si perché in questo mondo si guarda il presente e non il palmares passato e soprattutto si pensa nel modo o la va o la spacca senza pensare che in età così giovane si possa fare il salto di qualità subito dopo, grazie a un minimo di esperienza e voglia di riscatto. Invece qui si vuole tutto e subito senza tenere nemmeno conto di fattori come il rapporto umano e l’educazione da dare ai giovani seguendoli e dandogli una seconda possibilità. In questo caso non è colpevole la Dorna che il posto al giovane romagnolo lo avrebbe garantito, bensì ai team che non hanno tempo per allevare i ragazzi. E allora perché li prendono? Semplicemente perché costano zero e se vanno bene allora tutti felici e contenti, altrimenti fuori uno arriva l’altro e così ci si ritrova con schieramenti di partenza, nelle categorie maggiori, non certo sull’onda della linea verde. La Superbike Sono uscite le liste delle quattro categorie e le sorprese riguardano la Stock 1000. Tanti piloti ma in mezzo a questi mancano alcuni debuttanti dello scorso anno che vengono rimpiazzati da nomi nuovi. Alla faccia della continuità. Piloti bravi e promettenti come Lunadei e Saltarelli, tanto per fare nomi non ci sono più. Il perché è presto detto: troppi italiani! Alla fine i due ragazzi dopo un solo anno di esperienza sono già fuori dai giochi come accade nella Gp e dunque per par condicio non è giusto! Dopo un anno di rodaggio vengono buttati fuori senza motivazioni, viste le buone prove, per fare posto ad altri che possono si vantare un palmares in altre categorie e manager di spessore, ma che certamente non agevola la politica sui giovani delle quattro tempi che hanno creduto fin da subito nella Superbike e non nel motomondiale. Inoltre come già detto a proposito del campionato concorrente bisogna dare due possibilità ai ragazzi e ai team che investono su di loro, altrimenti si vanno a creare squilibri sia per i ragazzi che per le squadre che da parte loro hanno bisogno di garanzie per ripagare gli investimenti fatti. Ma qui nasce anche un’altra discussione che riguarda appunto le compagini, le quali dovrebbero avere una loro associazione, come accade con L’Irta nel motomondiale, per vedere tutelati i propri interessi ma anche per aiutare maggiormente l’organizzatore con cui possono nascere sinergie importanti.
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Di Filippo Delmonte (del 10/02/2007 @ 14:42:33, in superbike, linkato 1393 volte)
Mi ricordo il team Italia anni 80 e primi 90, quello che vinceva in pista, portando al successo, piloti come Gesini, Cadalora, Casanova, Messere, Debbia e tanti altri che sono passati dal plotone federale. Erano gli anni di una struttura organizzata che ben lavorava, forte dell’appoggio di grandi partner e di un team di persone valide in grado di rendere potente anche economicamente la nazionale a due ruote. Poi con il passare degli anni abbiamo perduto quasi tutto: soprattutto la parte economica che venendo a mancare ha tarpato le ali nel lanciare nuovi talenti. Ebbene sì, sarò anche un po’ malinconico ma quello che manca dai tempi che furono è proprio questo team che vinceva e finanziava l’attività dei ragazzi. Oggi invece ci dobbiamo accontentare di un Team Italia che non si capisce di che colori vada vestito: rosso e nero, blu e bianco, azzurro e bianco, una combinazione di tinte che ha fatto un po’ di confusione. Insomma non c’è unità e soprattutto non ci sono sponsor federali. E’ vero, la FMI ha dato contributi a queste squadre però poca roba e dunque il ruolo è e appare defilato perché manca un nucleo di persone che lavora, non tutto, penso, può ricadere sulle spalle dello stimato Porrozzi che dedica anima e corpo alle corse ma dovrebbe essere assistito da altre figure, come per esempio uomini marketing e comunicazione, persone esperte nei vari settori (preparazione fisica, psicologica e tecnica), come accade nelle squadre di cross, trial, enduro per dare alla squadra azzurra un ruolo di primo piano. Abbiamo bisogno di una Federazione che torni a essere un organismo che aiuti i ragazzi con finanziamenti e sostanza. Non si può dormire sugli allori e pensare che tutto vada bene confortati da qualcuno che si mette in luce e più piloti al via. Ma questi se analizziamo sono soltanto palliativi. I giovani che debuttano sono sempre meno e dunque la qualità è meno elevata rispetto al passato. Semplicemente perché se prima c’erano 100 giovani, 10 promettevano, adesso ce ne sono meno della metà e dunque il rapporto si abbassa. Vediamo di metterci al lavoro e trovare sponsor di una certa caratura come fanno le altre federazioni come pallavolo, basket e calcio. Torniamo a lavorare bene e permettiamo ai giovani di aprirsi una porta non soltanto con l’iscrizione, garantita alla stock 600 o 1000 del 2008, ma portandoli fisicamente in Europa con un piano che li valorizzi e permetta loro di correre a costo zero o quasi. Già quest’anno, 2007, Magnoni e Filice sono stati accettati. Quindi vediamo di dare qualcosa in più ai ragazzi delle due ruote che stanno invecchiando come il nostro paese che non lascia spazio alle giovani promesse.
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Di Filippo Delmonte (del 01/02/2007 @ 16:08:03, in varie, linkato 2854 volte)
Fortuna sfacciata possiedono i cugini francesi. Pensate se la cattività avignonese si fosse protratta oltre il 1377, anno in cui la sede pontificia tornò a Roma, oggi i francesi non farebbero tanto i laici, anzi avrebbero i problemi che invece dobbiamo affrontare noi con il Vaticano in Italia. La chiesa da quello che ho imparato dovrebbe curare le anime, dare sicurezza e insegnare la tolleranza, evitando politica, polemiche derivanti da fatti più o meno di cronaca. Invece cosa fa la chiesa moderna? Tutti i giorni qualcuno esce e critica le decisioni del governo, nella fattispecie i Pacs. Ma scusate non dobbiamo essere tollerare anche i diversi? Pare proprio di no vista la campagna, politica, che il Papa e i suoi adepti hanno improntato. Tutti vogliono avere l’ultima parola in un dialogo che nemmeno dovrebbe esistere se analizziamo l’articolo 7 della costituzione- che cita-“ Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno, nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi…” Da questo scorcio si deduce che ognuno dovrebbe avere voce in capitolo a seconda della mansione esercitata. Il governo quindi deve dare un taglio netto a questo querelle che ogni giorno ci bombarda, minando i nostri diritti di Stato laico e di Paese evoluto. Al Papato, alla Cei, al cardinale Ruini non va bene come opera lo Stato? Liberi di pensarlo ma senza mettere paletti in quanto non sono loro che decidono su una legge che va e andrà a toccare un campo delicato come quello della famiglia e della convivenza tra due persone, eterosessuali o omosessuali che siano. La riforma ci vuole per un semplice motivo. Il mondo va avanti correndo e dunque bisogna tenere il passo. Le unioni non sono più come cento o cinquanta anni fa. Oggi i rapporti sono ahime più labili e differenti. La gente non si sposa più come una volta ma si ama ugualmente e quindi diamo delle norme alla convivenza e facciamo sì che anche le coppie di fatto possano avere diritti. Lo stesso vale per le coppie gay, le quali uniscono persone dello stesso sesso ma che hanno un denominatore comune con le coppie eterosessuali, l’amore. E quindi difendiamo questo grande sentimento rendendo più facile la vita e la burocrazia anche a chi decide di non convogliare a nozze. Basta quindi con discorsi sterili e polemiche da quattro soldi, valutiamo il mondo che abbiamo intorno cercando di dargli regole giuste senza però interferire su altri fattori. La Chiesa da parte sua vuole fare politica? No grazie! A lei va il compito di salvare le anime, cercare di instradare il popolo sulla retta via niente più. Deve salvaguardare i fedeli senza però mettere il bastone tra le ruote a chi non crede necessariamente nei sacramenti. Si tratta di lealtà e di tolleranza, cosa che al momento risulta contraria. Infine anche la politica dovrebbe decidere in modo indipendente rappresentando così i propri cittadini e non facendo il gioco dei vescovi che si permettono di stoppare anche le richieste del presidente Napolitano. Abbiamo bisogno di leggi che guardano al futuro e per favore vediamo di andare avanti. Non facciamo come con la fecondazione assistita che la politica della chiesa e di un governo decrepito hanno fatto sì che tutto sprofondasse e rimanessimo al palo in una scelta che regalava felicità alle famiglie. Ci vorrebbe Zapatero!
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