Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Manuel Poggiali ha vinto in modo fulminante. Ha bastonato tutti in 125 e poi in 250 al primo anno, ha fatto gridare i suoi tifosi e gli appassionati per le sue imprese. E poi con altrettanta velocità si prende una pausa di riflessione a 25 anni! Strano il ragazzo oppure strano il mondo della moto? Opterei più per la seconda possibilità. Come è possibile che un pilota da una stagione all’altra non vada più avanti? La risposta di molti, e mi fa arrabbiare terribilmente, è bollito! Bella parola bollito. Bollito come una gallina o un cappone da brodo! Ma smettiamola di dire eresie cerchiamo almeno una volta di valutare le cose in modo razionale e non guardare il semplice e mero risultato. Il pilota di San Marino ha vinto, stravinto, umiliato gli avversari. La manopola del gas insomma il ragazzo la fa andare. Poi negli ultimi due anni qualche problema: è divenuto l’ombra di sé stesso e addio risultati. Ma come è possibile? Semplicemente può avere avuto un blocco mentale in seguito a delusioni, e parecchie da quanto ho sentito, e dunque ha bisogno di risalire la china soprattutto per un carattere introverso come il suo. I bei modi, avere un carattere introverso sono qualità che non pagano e ora nel suo silenzio dovrà trovare la forza di reagire per dimostrare che un pilota non scompare dal giorno alla notte. La KTM lo ha lasciato a piedi senza dire nulla, all’ultimo momento, con il classico atteggiamento del motociclismo moderno, quello del consumismo. Dalle stelle alle stalle e chi se ne frega. Si spendono milioni per correre e quindi bisogna sposare la causa: se non vai più a casa, tanto ne arriva un altro. Ma perdere un talento come Poggiali non fa certo bene al mondo delle corse.
Ora Manuel aspetterà un anno, speriamo che nessuno lo dimentichi nel frattempo, per ricaricare le batterie e ripresentarsi nel 2008. Farà bene? Personalmente non lo so però posso dire che passare in Superbike non sarebbe stato male. Avrebbe trovato un ambiente diverso, più alla mano e forse più adatto alla sua personalità. Il mondiale giusto per riprendersi e fare qualcosa di buono nella stagione del grande arrivo di Max. Non sarebbe certo stato male e poi avrebbe corso per intero senza dover aspettare il momento di entrare come sostituto, soluzione peraltro difficile nel Motomondiale 250.
Alla fine di tutto però rimane un solo rammarico: avere perduto un altro grande pilota
I giovani sono il futuro della società, nutrono le nostre speranze, vanno aiutati, salvaguardati. Affermazioni più o meno filosofiche che ci riempiono la testa tutti i giorni e alla fine sono in netto contrasto con la realtà, basti leggere giornali o ascoltare notiziari. In questa selva di valori svaniti e moralismo da due soldi non fa certo eccezione lo sport. Tutte le discipline ormai perseguono un solo obiettivo: vittoria condita da soldini! Altrimenti pace, sei un perdente. Non conta essere corretti con l’avversario, sacrificarsi per emergere, fare di tutto per essere bravi cominciando dalla gavetta per poi andare avanti. Adesso bisogna vincere, basta! E così vittoria diventa sinonimo di affermazione, ingaggi pazzeschi e bella vita. Tutto il resto è carta straccia, aria fritta che non serve nel mondo di oggi fatto soltanto di interessi e scarso interesse per l’individuo. L’importanza dell’atleta è dunque data dal suo essere vincente, nulla più, da qui ecco spuntare doping, scommesse clandestine e quant’altro regali denaro e miglioramento delle prestazioni.
A differenza di altri sport il motociclismo, per fortuna, si discosta nell’assunzione delle sostanze proibite e di altri particolari. Sui giovani invece la politica adottata è senza ombra di dubbio terribile. Tutti vanno alla ricerca spasmodica di giovani talenti da lanciare nel motomondiale e poi se fanno flop al primo tentativo si mandano in pensione a sedici anni! Pazzesco! Tanto lasciare a piedi un ragazzo cosa importa? Nulla. L’importante è il risultato, quindi a casa senza fiatare. L’investimento al team spesso non è costato tanto visto che sono i padri dei ragazzi a reperire il budget e gli sponsor per mandare il figlio nell’arena mondiale e dunque poco male se si è scommesso sul ragazzo sbagliato perché alla porta ce n’è un altro da schierare e se anche questo fallirà via con un altro tentativo, altrimenti se sarà il cavallo di razza via a cavalcare il momento d’oro.
Un esempio, Tamburini:
Con questa premessa si capisce subito la fine del giovane. A sedici anni può essere già un pensionato. Questo è il caso, tanto per fare un esempio, di Roberto Tamburini. Il pilota romagnolo ha fatto la scuola spagnola: in sella a dodici anni e poi passo dopo passo è divenuto un protagonista del Cev, campionato che gli ha poi aperto le porte del Motomondiale. Nel 2006 ha affrontato la serie iridata. Sono mancati i risultati e così eccolo fuori dalla mischia. Forse Roberto non è un talento cristallino, forse non era ancora maturo per correre nella difficile 125, forse, forse forse. A parte se e ma quello che balza all’occhio che il prossimo anno non avrà una moto! Dopo un solo anno di mondiale eccolo a piedi a cercare un posto nella 600 stock europea. Non è certo una retrocessione sia ben chiaro, ma è possibile che a quindici anni non si dia il tempo di crescere? Almeno un altro anno il ragazzo lo dovrebbe fare almeno per mettere a frutto le esperienze passate e migliorare. Nel caso in cui facesse ancora flop via per altri lidi, ma una sola possibilità quando si è ancora così giovani è francamente un po’ poco per una ragione soprattutto. Un pilota così piccolo da un anno all’altro può avere margini di miglioramento incredibili, come può crescere in altezza può crescere anche come conduttore.
Vedi Bautista:
Semplifichiamo il discorso con Bautista. Lo spagnolo nel 2006 ha vissuto una stagione da imperatore: una spanna sopra gli altri e mondiale stra vinto senza patemi quando lo scorso anno era un comprimario dal buon potenziale, niente più. Per non parlare del 2004 dove non ha dimostrato nulla. Quindi cosa vuol dire? Che la crescita in pista è fondamentale come quella fisica e psicologica. Solo con l’età si migliora, si capiscono gli errori, si mettono a frutto. Bisogna dare il tempo di fare esperienza, imparare e crescere senza patemi senza mettere questi ragazzi sotto esame. Di Valentino Rossi, Marco Melandri, Max Biaggi e Loris Capirossi in circolazione ce ne sono pochi, molti hanno bisogno di un minimo di rodaggio a prescindere dal talento.
Che fare?
A fronte di tutto ciò sarebbe opportuno cambiare alcune piccole regole. La Dorna vuole una 125 under? Ben venga, la categoria propedeutica è giusto che formi i piloti di domani ma attenzione bisogna salvaguardarli. Viene iscritto il team con un top e una seconda guida, ok va bene, ma attenzione se il giovane in questione al debutto bisognerebbe consentirgli di fare due anni. Se il nome non va bene allora si boccia e semmai si candida l’anno dopo alla fine di un altro anno di gavetta. Se invece si da il benestare allora salvaguardiamo il ragazzo anche se dovesse essere sempre tra gli ultimi. Almeno due campionato vanno fatti altrimenti è inutile farli correre per un’apparizione che regala ben poco. Il ricorrere a mille scuse e trattarlo come un ferro vecchio per poi rimpiazzarlo con un altro può risultare una ferita letale nella psiche del pilota.
La Federazione dovrebbe fare qualcosa
Per curare i giovani dovrebbe inoltre intervenire la Federazione. Nel calcio esistono i vivai giovanili, nelle moto no. Per sopperire a questa mancanza dovrebbe entrare in gioco la FIM, sempre più estranea ai campionati mondiali. Gli organi competenti dovrebbero fare da garante ai ragazzi aiutandoli e salvaguardando i loro diritti. Non sono capaci perché è meglio fare altro? Bene! Allora ridiamo ai piloti un campionato europeo con la E maiuscola. I talenti usciti dalla serie continentale quando era ancora in auge sono quelli che fomentano le folle oggi quindi vuole dire che una formula propedeutica è indispensabile per temprare e fare maturare i piloti. Il Valentino Rossi di oggi arriva puntualmente dalla vecchia scuola europea fatta di un torneo a fianco del motomondiale e anche se quell’anno buscò da Cecchinello si era comunque garantito il passaggio al mondiale con un team di punta. Questo significa che la tappa di avvicinamento è fondamentale per una buona riuscita e una crescita graduale, per cui basta correre su piste sconosciute e in una categoria di basso profilo, bisogna tornare a essere appetibili e dare un trampolino di lancio come fa la FG Sport con la Coppa del Mondo Stock 1000 e l’europeo Stock 600 under 20. Darebbe il modo giusto per allevare i piccoli piloti. Coinvolgere la Dorna non sarebbe male, tanto con tre classi al via il tempo per una 125 europea ci sarebbe. Forse in questo modo non si manderebbero giovani under 15 al mondiale vedendoli pensionati l’anno successivo.
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