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In Italia va di moda il vecchio che avanza e Parma non fa sconti. Alle prossime comunali ecco i due candidati simbolo del movimento: Ubaldi e Bernazzoli. Il primo è quello che voleva fare di Parma la grandeur, città da 400.000 abitanti e dunque cemento ed edifici da tutte le parti, dando vita a un disastro che poi si è compiuto definitivamente con l'arrivo di Vignali. Il secondo, Bernazzoli, è invece il presidente della provincia che da due legislature vegeta nella sua poltrona e ora dà l'attacco al Comune.
Dando un'occhiata ai trascorsi e al programma attuale si nota come questi due personaggi faranno poco per la città che ora è nel baratro e tocca ai cittadini risanare i debiti. Nomi nuovi non ce ne sono, così come le idee che scarseggiano. Insomma si delinea una giunta dei soliti noti che sicuramente bene non farà a una città già in apnea.
Non ci sono nuove idee, soltanto parole riviste. Nessun esempio concreto per il futuro della città. Nessuno parla delle perle che ha Parma: cultura ed enogastronomia in primis non vengono considerate come fonte di reddito primaria. L'Expo 2015 di Milano non viene neanche menzionato e pensare che siamo a un'ora dal capoluogo lombardo e cercare una collaborazione rappresenterebbe un'opportunità di rilievo.
Qui bisogna rilanciare l'economia, i settori commerciali che negli anni hanno conosciuto la crisi, ma nulla. Ci sarebbe da studiare qualche misura nuova su trasporti e parcheggi. I soldi della metropolitana sono arrivati, ma nulla si è fatto. Per fortuna. Ma cercare qualche idea per snellire il traffico attraverso un mezzo pubblico meno invasivo sarebbe dovere primario.
Vedremo che accadrà, intanto il Movimento 5 stelle sogna già i ballottaggi con la sicurezza di poter arrivare alla tornata finale.
Il Motomondiale è finito nell'ormai classica tappa di chiusura: Valencia. Non c'è stata festa, nessun party post mondiale come da tradizione. Troppo grande il dolore per Simoncelli, ricordato con una parata mai vista e un minuto di casino, come aveva chiesto il papà, Paolo.
Se ne va così il 201, in modo tragico. Passa in secondo piano tutto, il mondiale di Stoner, la sfiga di Valentino, tutto. Rimane il ricordo di un grande pilota caduto sul campo e l'addio alle corse di un mito di nome Loris Capirossi. Quanto gli è pesata quest'ultima gara dopo 22 anni. Aveva gli occhi lucidi prima del via e lo stesso a fine gara. La scomparsa di Simoncelli lo ha sconvolto profondamente e non è riuscito a godersi fino in fondo una giornata che per lui doveva essere di festa. È stato il primo prodigio dell'Italia a due ruote e ora passerà dall'altra parte del muretto box. Grazie Loris.
Non ci abitua alle tragedie, agli incidenti mortali che accadono tutti i giorni sulle strade, figurarsi quando accadono in pista e colpiscono piloti giovani. Pensiamo, noi che viviamo le corse per passione e lavoro, che tutto sia bello, che i piloti siano invincibili e siano in grado solo di farci emozionare. Invece accede anche l'imponderabile. Per fortuna è raro, ma ogni tanto qualcosa va storto come accaduto domenica a Sepang.
Il sangue di chi era davanti alla tv si è gelato. La speranza di rivedere Simoncelli di nuovo in piedi, forse non c'è mai stata. È rimasto un senso di vuoto in tutti quelli che erano davanti alla tv. Al Mugello, sede dell'ultima prova del campionato italiano, il paddock si è fermato, gelato. Tutti increduli, sbigottiti. Si è poi corso in un clima surreale: di solito tutto è chiassoso, domenica no. I festeggiamenti del podio e la premiazione dei campioni programmata per la sera sono stati cancellati. Nessuno aveva voglia di parlare. I piloti hanno corso. Hanno onorato con belle gare Marco Simoncelli. Alessio Corradi, di solito mai contento dei risultati diversi dal primo posto, a fine gara era sotto la sua tenda senza parole e con lui Stefano Manici, arrivato al Mugello per ritirare la targa leader del campione della salita. Nessuno sapeva dire altro che:”una tragedia. Impossibile sia successo”. I piloti, che per l'occasione non sono stati intervistato né in griglia né a fine gara hanno abbassato la visiera del casco cercando di isolarsi. Ce l'hanno fatta e sono stati grandi come il piccolo Nicolò Antonelli del team Italia, seguito da due meccanici di Parma, Monica e Ferretti, lui era amico di Simoncelli. Lo sentiva e il prossimo anno avrebbero corso insieme nel team Gresini, Sic in MotoGp, Nicolò in Moto3. Ha guardato il suo compagno Fenati, prima di darsi battaglia in pista, si sono abbracciati e poi con una mano sul cuore, con l'altra ha indicato il cielo.
Gesti che valgono più di mille parole, così come i commenti su elettronica e gomme. Vitto Guareschi, intervistato da Italia 1, aveva uno sguardo che raccontava tutta l'emozione e il dolore di quei momenti. Così come quello di Valentino Rossi ,arrivato al box dopo essere stato coinvolto nell'incidente. In certi momenti aprire bocca diventa qualcosa di difficile e impossibile da fare.
Vitto però ha parlato. “Si sono inanellate una serie di circostanze strane, sfortunate che difficilmente si verificano tutte insieme. In quel momento non so cosa sia successo, bisognerebbe vedere quanto gas aveva dato. Il fatto è che la gomma anteriore ha ripreso aderenza che la moto ha cominciato a curvare e lui era talmente appeso che non è riuscito correggere la traiettoria.”
Guareschi va avanti dicendo. “L'elettronica penso non abbia colpa per quello che è successo. Le gomme erano calde, sicuramente stavano tirando come succede in tutte le gare”.
La notizia della morte di Simoncelli, il suo incidente, ha emozionato tutti gli appassionati di Parma. Jonny Donelli, meccanico del team Phonica era in Malesia, aveva lavorato con Sic negli anni della 125, ha il telefono spento e ci si può immaginare il dolore. Era stato lui a presentare Marco ad Alberto Tassoni, grafico parmigiano, che ha la voce rotta dell'emozione.
“Mi ero sentito con suo padre prima dell'Australia. Dovevamo vederci nei prossimi giorni perché volevano fondare il fan club e dunque io gli avrei dato un po' delle cose che gli avevo fatto in questi anni. Collaboravo con loro dal 2004: gente splendida, alla mano, sincera molto diversa da molta altra che frequenta il paddock. Avevamo un bel rapporto. Quando ero in zona Rimini andavo da loro a prendere un caffè, a fare due chiacchiere. Eravamo amici e per me Marco era un fratello minore. Non ho parole, ancora non ci credo. Era vero, così come si vedeva. Gli piaceva stare in compagnia, aveva una battuta per tutti e quando non era alle corse lo trovavi a casa a Coriano, lì insieme ai suoi famigliari. In un attimo è finita la sua vita. Amava correre e il prossimo anno avrebbe senz'altro raccolto i frutti dell'esperienza in MotoGp. Ancora oggi non mi sembra vero quello che è successo.”
Invece è tutto drammaticamente vero Dio Bo', come avrebbe detto lui.
Mai una sala stampa aveva colpito la mia immaginazione come quella di Gaildorf. Dalla pista al locale, una scuola, c’èà da fare una bella camminata in salita. Si arriva trafelati e sudati, soprattutto in un sabato torrido come quello di oggi.
Segui le frecce e a un certo punto entri in un boschetto con tanto di ostacoli per allenare i militari: proseguendo si apre il cortile, dove in terra sono disegnate le strisce stradali per insegnare ai ragazzi le regole della strada. E poi finalmente si entra in questo salone, dove adesso ci sono i giornalisti, ma solitamente utilizzato come palestra, con tanto di funi.
Assomiglia insomma a quei luoghi da film, dove si allenano le reclute militari e facendo uno sforzo di fantasia sembra quasi sentire le urla degli ufficiali. Per un giorno ci si sente così: militari. Un modo pittoresco per sentirsi giornalisti sul campo.
A volte la sfiga diventa Checa e non cieca. Uguale nella pronuncia, simile nel caso di Miller alla sostanza. Si perché lo spagnolo non aveva rivali sul Lago Salato e poteva festeggiare nel miglior modo il suo memorial day, quello che celebrava la sua unica doppietta in SBK, arrivata proprio nello Utah. E tra tante bandiere americane piantate in terra per commemorare, poteva sventolare quella spagnola. Invece no. Un doppio guasto silenzioso e invisibile ha tolto a Checa 50 punti, ma soprattutto due vittorie. Sarà pure lui l’eroe della giornata, però è magra consolazione, perché quando domini è difficile dire, vabbè comunque avrei vinto io. Come disse a Imola tre anni fa l’amico Davide “ se mi chiamassi Lucia, avrei…” e dunque non se e ma non si va da nessuna parte. Però c’è da dire e qui il premio fair play va nelle sue mani che non ha avuto un minimo gesto di stizza: nemmeno un pugno sul serbatoio come ci abituano altri piloti. Un grande.
Tornando sulla pista: Aprilia vola, Biaggi apre la manopola del gas e tutti gli altri a guardare. Sarà l’anno del Corsaro. Lo penso da inizio stagione e a ogni gara ne sono sempre più convinto. Lui è il Max della 250, quello duro e forte, nello stesso tempo ragioniere. In pratica un pilota completo, un fuoriclasse. Poi se a tutto ciò aggiungiamo un pizzico di fortuna, la formula diventa letale per tutti.
Haslam da parte sua è andato a terra e ci sta. Il ragazzo però che grinta! Va fortissimo e non si tira indietro. Non ha certo la miglior moto del lotto però la fa volare. Ci sarà fino alla fine anche se lo zero potrebbe pesare. Però ora si va a Misano, la gara più ostica della stagione per il gran caldo che l’accompagna. Tutto è aperto.
Rea invece dovrebbe capitalizzare di più il suo talento, come sta iniziando a fare Camier che inizia a capire la moto e dunque ha smesso di cadere ed è lì davanti. Sarà lui il futuro Aprilia. In casa Yamaha la sfiga regna sovrana e dunque è dura. Crtuchlow, altro eroe moderno, va come un treno e lo ha dimostrato anche ieri. La costanza in gara ce l’ha, si è visto a Monza, a Portimao e a Valencia. Deve solo fare esperienza sulla SBK e ottimizzare la partenza, per il resto ha tutto. Come manetta è senza dubbio un talento. Toseland invece scivola e questo non lo aiuta di certo. Però James è un carattere di ferro e saprà tornare al vertice. È ancora presto per parlare di crisi. Aspettiamo ancora un po’ e speriamo nella gara senza fattori esterni e poi si vedrà.
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